card. Robert Sarah
227. Di fronte alla maestà divina, perdiamo le parole. Chi oserebbe prendere la parola di fronte all’Onnipotente? Quando Dio rivela la Sua gloria a Isaia, il profeta esclama: «Santo, Santo, Santo» (Is 6,3). Usa la parola ebraica qadosh, che significa allo stesso tempo santo e sacro. Poi esclama: «Io sono perduto!» (Is 6,5). Potremmo anche tradurre: «Sono ridotto al silenzio!».
228. Gli uomini di ogni cultura e di ogni religione lo sanno: davanti a Dio siamo perduti, e di fronte alla Sua grandezza, le nostre parole non hanno più alcun senso. Non sono all’altezza dell’Infinito. In Africa, dopo i canti e le danze, il sacrificio alla divinità è attorniato di un impressionante silenzio sacro. Certo, il silenzio sacro dei cristiani va più lontano. Non si tratta di un tabù che Dio infligge agli uomini per preservare gelosamente la Sua potenza. Al contrario, il Dio vero prescrive il silenzio sacro dell’adorazione per meglio riuscire a comunicarSi a noi. «Silenzio, alla presenza del Signore Dio!» (Sof 1,7) grida il profeta e Isaia precisa: «Ascoltatemi in silenzio» (Is 41,1).
229. Nella sua lettera apostolica Orientale lumen, nel 1995, San Giovanni Paolo II ricorda: «Tutti, credenti e non credenti, hanno bisogno di imparare un silenzio che permetta all’Altro di parlare, quando e come vorrà. In questa umile accettazione del limite creaturale di fronte all’infinita trascendenza di un Dio Che non cessa di rivelarSi come il Dio-Amore, io vedo espresso l’atteggiamento della preghiera. Dobbiamo confessare che abbiamo tutti bisogno di questo silenzio carico di presenza adorata».
230. Rifiutare il silenzio colmo di timore fiducioso e di adorazione significa rifiutare a Dio la libertà di afferrarci con il Suo amore e la Sua presenza. Il silenzio sacro permette all’uomo di mettersi gioiosamente a disposizione di Dio. Gli permette di uscire dall’atteggiamento arrogante che pretenderebbe che Dio fosse a disposizione di tutti i capricci dei Suoi figli. Quale creatura può vantarsi di possedere in questo modo il Creatore? Al contrario, il silenzio sacro ci offre la possibilità di lasciare il mondo profano e il tumulto incessante delle nostre immense metropoli per lasciarci afferrare da Dio. Il silenzio sacro è davvero il luogo in cui possiamo incontrare Dio, perché andiamo verso di Lui con l’atteggiamento giusto dell’uomo che trema e si tiene a distanza, pieno di speranza e di fiducia. (pagg. 143-144)