card. Robert Sarah
237. All’inizio delle nostre celebrazioni eucaristiche, come possiamo eliminare Cristo Che porta la Sua Croce e Che cammina con tanta pena sotto il peso dei nostri peccati verso il luogo del Sacrificio? Ci sono tanti sacerdoti che entrano trionfalmente e salgono all’Altare, salutando a destra e a manca, per sembrare simpatici.
Osservate il triste spettacolo di certe celebrazioni eucaristiche… Perché tanta leggerezza e mondanità al momento del Santo Sacrificio? Perché tanta profanazione, superficialità di fronte alla straordinaria grazia sacerdotale che ci rende capaci di far sorgere la Sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo con l’invocazione dello Spirito? Perché alcuni sacerdoti si sentono obbligati a improvvisare o inventare preghiere eucaristiche che fanno sparire le parole divine in un bagno di misero fervore umano? Le parole di Cristo sono forse insufficienti, tanto da dover mol-tiplicare le parole puramente umane? In un Sacrificio che è unico ed essenziale, c’è bisogno di queste fantasie e di queste creatività soggettive? «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole». (Mt 6,7) ci ammonisce Gesù. Molti ferventi cristiani, toccati dalla Passione e Morte di Cristo sulla Croce, non hanno più la forza di piangere o di gettare un grido di dolore nei confronti di sacerdoti e vescovi che si presentano come animatori di spettacoli e si ergono a protagonisti principali dell’Eucarestia. Eppure questi fedeli ci dicono: «Non vogliamo riunirci con altri uomini intorno ad un uomo! Vogliamo vedere Gesù! MostrateceLo nel silenzio e nell’umiltà della vostra preghiera!». Il silenzio sacro è un bene prezioso per i fedeli di cui i sacerdoti non devono privarli. (pagg. 146-147)