Dard. Robert Sarah
250. Il silenzio è un atteggiamento dell’anima. Non lo si può ottenere per decreto, altrimenti si corre il rischio di farlo apparire sopravvalutato, vuoto e artificiale. Nella Liturgia della Chiesa, il silenzio non può essere una pausa tra due riti; il silenzio è pienamente un rito che avvolge tutto.
Il silenzio è la stoffa con cui dovrebbero essere cucite tutte le nostre liturgie, nelle quali niente dovrebbe rompere l’atmosfera silenziosa che è il suo clima naturale. Ora, le celebrazioni diventano faticose perché avvengono in un clima di chiacchiere rumorose. La Liturgia è malata. Il sintomo più evidente di questa malattia è forse l’onnipresenza del microfono. È diventato così indispensabile da chiederci come abbiano fatto i sacerdoti a celebrare prima della sua invenzione… Ho talvolta l’impressione che i celebrati temano a tal punto la preghiera interiore, personale e libera dei fedeli che continuano a parlare da una capo all’altro della cerimonia per non perderne il controllo. Credo che tali atteggiamenti tradiscano un’incomprensione profonda delle intuizioni del Concilio vaticano II. Più che mai, l’insegnamento del Concilio sulla Liturgia, contenuto in Sacrosanctum Concilium, deve guidarci. Cinquant’anni dopo la sua promulgazione, non abbiamo ancora terminato di esplorarne la profondità. Sarebbe tempo di lasciarsi insegnare dal Concilio, piuttosto che utilizzarlo per giustificare il nostro desiderio di creatività.
251. L’ambizione di Sacrosanctum Concilium era la partecipazione di tutti al mistero reso presente nella sacra Liturgia. Per comprendere quest’intenzione, bisogna imperativamente ricordarsi che uno dei mezzi che il Concilio propone per tradurla in pratica è il sacro silenzio. In verità, si tratta di entrare in un mistero sacdro che ci supera infinitamente mediante la nostra partecipazione: il mistero della morte di Gesù per amore al Padre e a noi. I cristiani hanno il grave obbligo di aprirsi a un atto così misterioso che mai potranno realizzare da soli: il Sacrificio di Cristo. Nella riflessione dei padri conciliari, la Liturgia è un’azione divina, una Actio Christi. Di fronte a ciò. Siamo afferrati da u silenzio di ammirazione e rispetto. La qualità del nostro silenzio misura la qualità della nostra partecipazione attiva. (pagg. 154-155)
252. Nel 1985, nel suo celebre Rapporto sulla Fede con Vittorio Messori, il Cardinale Ratzinger sottolineava: «Si è perso il proprium della Liturgia che non deriva da ciò che facciamo, ma dal fatto che avviene qualcosa che noi, tutti insieme, non possiamo fare» (pagg. 154-155)