Card. Robert Sarah
Mi preme insistere su questo punto essenziale: Gesù Cristo è l’unica fonte di salvezza e di grazia mediante la Croce. Con il Sacrificio della Sua morte, trionfando sul peccato, ci ridona la vita soprannaturale, la vita di amicizia con Lui che troverà compimento nella vita eterna. Per trovare in Gesù Cristo la vita di Dio che ci è donata, non c’è altra via se non quella della Croce, chiamata dalla Chiesa spes unica, «unica speranza».
La Croce di cui San Paolo afferma: «quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso come io per il mondo» (Gal 6,14). San Paolo è diretto: nella sua predicazione non vuole conoscere altri se non Gesù Cristo «e questi crocifisso» (1Cor 2,2).
Per riparare alla disobbedienza e all’orgoglio di Adamo era necessario che Gesù, per amore, Si umiliasse, «facendoSi obbediente fino alla morte e alla morte di Croce. Per questo Dio L’ha esaltato e Gli ha dato il Nome Che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2,8-9). Con queste parole, fondamentali per il cristianesimo, San Paolo spiega che il trionfo di Dio nasce dalla Croce. La natura umana, ferita dal peccato dei nostri progenitori che avevano rifiutato la vita di Dio per compiacere se stessi, è riparata dalla Croce. Era necessario che la nostra natura, assunta da Cristo, divenisse lo strumento di una immolazione, di una rinuncia totale attraverso l’accettazione della morte nell’obbedienza d’amore.
Per questo motivo, l’orientamento della Chiesa verso il mondo non può significare una allontanamento dalla Croce, una rinuncia allo scandalo della Croce. La Chiesa cerca continuamente di riformarsi, ossia di eliminare dalla propria vita tutti gli scandali introdotti dagli uomini peccatori. Tuttavia, essa lo fa per valorizzare meglio il primo e irripetibile scandalo della Croce, lo scandalo di Dio Che va incontro alla Croce per amore degli uomini.
Come non rattristarsi per la valanga di scandali che avvengono oggi a causa di uomini di Chiesa? Essi non solo feriscono il cuore dei piccoli, ma cosa ancor più grave, ricoprono di un drappo nero la Croce gloriosa di Cristo. Il peccato dei cristiani impedisce ai nostri contemporanei di trovarsi davanti alla Croce. Sì, è necessaria una vera riforma nella Chiesa, una riforma che deve riportare al centro la Croce! Non dobbiamo rendere la Chiesa accettabile secondo i criteri del mondo. Dobbiamo purificarla perché essa presenti al mondo la Croce in tutta la sua nudità.
La perdita del senso di Dio è la matrice di tutte le crisi. L’adorazione è un atto di amore, di rispettosa venerazione, di abbandono filiale e di umiltà davanti ala Maestà e alla Santità terribili di Dio. Come Isaia, l’uomo si trova al cospetto di questa grandiosa Presenza, davanti alla Quale i Serafini proclamano l’un l’altro: «Santo, Santo, Santo, il Signore dell’universo. Tutta la terra è piena della Sua gloria» (Is 6,3) e noi esclamiamo con il Profeta: «Ohimè! Io sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono … eppure i miei occhi hanno visto il Signore dell’universo» (Is 6,5). Davanti a Dio, Isaia cade in ginocchio e si prostra per adorarLo e chiederGli di essere purificato dal proprio peccato.