Card. Robert Sarah
A uno sguardo esteriore e superficiale ci si potrebbe sorprendere che si parli di crisi della Chiesa. Da un punto di vista umano, in certe parti del mondo il cristianesimo è in piena espansione. Ma non intendo parlare della Chiesa come di un’impresa di cui commentare risultati numericamente quantificabili. La crisi che vive la Chiesa è molto più profonda, è come un cancro che rosicchia il corpo dall’interno.
Il sintomo più allarmante è certamente il modo in cui gli uomini e le donne che si professano cattolici scelgono tra le verità del Credo. Joseph Ratzinger l’ha evocato in questi termini il 4 giugno 1970: «Così ciò che per l’uno è progresso per l’altro è miscredenza, e diventa normale quello che finora era impensabile, cioè che delle persone che da tempo hanno abbandonato la fede della Chiesa si considerino ancora con buona coscienza i veri cristiani progressisti. Per loro, però, l’unico criterio in base al quale giudicare la Chiesa è l’efficienza con la quale essa funziona».
In grandi comparti della Chiesa s’è perso il senso dell’oggettività di Dio. Ciascuno parte dalla propria esperienza soggettiva e si crea una religione su misura. È terribile! Ciascuno vuole costruire la propria chiesa secondo il proprio criterio e in base alle proprie idee. Ma questo genere di iniziativa non interessa a nessuno. Gli uomini non sanno che farsene di una chiesa che assomiglia a un partito, a un club o a una società di pensiero. Abbiamo già una pletora di questo tipo di istituzioni umane. La Chiesa genera interesse solo in quanto è la Chiesa di Cristo. In essa, Cristo Si dona, mi sorprende.
In Rapporto sulla fede il cardinale Ratzinger scriveva: «Bisogna ricreare un clima autenticamente cattolico, ritrovare il senso della Chiesa come Chiesa del Signore, come spazio della reale presenza di Dio nel mondo».
La perdita di questo sguardo di fede sulla Chiesa genera tutti i sintomi della secolarizzazione. La preghiera viene corrosa dall’attivismo, la vera carità si trasforma in solidarietà filantropica, la liturgia è abbandonata alla desacralizzazione, la teologia si converte in politica, entra in crisi la nozione stessa di sacerdozio. La secolarizzazione è un fenomeno terribile. Come definirlo? Si potrebbe dire consiste in un accecamento volontario. Alcuni cristiani decidono di non lasciarsi più illuminare dalla luce della fede. Decidono di sottrarre a questa luce una parte della realtà, e poi un’altra… Decidono di vivere nelle tenebre. Ecco il male che corrode la Chiesa.
Decidiamo di fare a meno della luce della fede in pratica e anche in teoria. Studiamo teologia facendo di Dio una semplice ipotesi razionale. Leggiamo la Scrittura come un libro profano e non come la parola ispirata da Dio. Organizziamo la liturgia come uno spettacolo e non come una mistica ripresentazione del Sacrificio della Croce. Arriviamo al punto che i sacerdoti e consacrati vivano in maniera puramente profana. Tra poco anche i cristiani vivranno «come se Dio non esistesse».