Di Guido Vignelli
PAROLE-CHIAVE PER RENDERE SINODALE LA CHIESA.
La comunità ecclesiale come surrogato della istituzione ecclesiastica. Oggi si nega che la Chiesa sia una vera società e la si riduce a una comunità religiosa nata da un movimento popolare che si fonda non tanto su una Verità divinamente rivelata, quanto sul comune sentimento dell'amore, della solidarietà e della condivisione sociali. Questa comunità è intesa come raggruppamento spontaneo ed egualitario di carattere spirituale, nel senso protestanico della parola. In esso, l'ordinamento giuridico e la struttura gerarchica rischierebbero di soffocare la libera manifestazione della varia esperienza religiosa cristiana. Il mistico evento ecclesiale verrebbe estinto dalla burocrazia ecclesiastica e la piena comunione tra i fedeli sarebbe impedita da regole e gioghi imposti da un giuridicismo incarnato dal diritto canonico. Pertanto, il governo ecclesiastico dovrebbe abolire obblighi, precetti, norme e doveri giuridici; inoltre dovrebbe ridurre il proprio intervento al solo esercizio esortativo, escludendo quello impositivo e coercitivo finora praticato; il che significa rendere la gerarchia debole nel fare il bene e incapace d'impedire il male.
Tuttavia, pensare che basterebbe rifiutare nella Chiesa il diritto per ritrovare la Chiesa della carità, sarebbe infilare la strada delle più rovinose illusioni. Una Chiesa che ripudiasse il diritto correrebbe il rischio di essere non la Chiesa della carità ma la Chiesa dell'arbitrio. Il diritto, correttamente inteso, è la giustizia applicata alle situazioni concrete. La storia del movimento sociale ci insegna che una carità, che non si preoccupa della giustizia concretamente applicata, è una beffa.
Una libertà dei figli di Dio, che contrastasse con l'autorità e pretendesse di fare il bene fuori da ogni ordine e senza obblighi né responsabilità, sarebbe illusoria e tendenzialmente anarchica. In realtà, la Chiesa può essere intesa solo come società giuridicamente e gerarchicamente organizzata, la cui funzionalità è normalmente assicurata dall'ordine interno e dalla efficienza organizzativa. L'efficacia spirituale della Chiesa è in parte legata alla efficienza organizzativa; la potenza dell'invisibile Spirito Santo opera attraverso le strutture e gli organi decisionali divinamente istituiti ma sempre umanamente operanti. Così è stata pensata e voluta dalla divina Provvidenza proprio per assicurare il più possibile il raggiungimento di quel fine supremo che è la salus animarum.
Il clericalismo come malattia ecclesiale.
Si pretende che la Chiesa, prima dell'ultimo Concilio, sia stata quasi sempre un regime tirannico dominato da una classe clericale che ha impedito la promozione del laicato negandogli il ruolo di protagonista nella vita ecclesiale. Pertanto, la rivoluzione sinodale dovrebbe contribuire a declericalizzare la Chiesa, ossia aiutare il popolo di Dio a riprendersi la sovranità espropriatagli dalla gerarchia, al fine di realizzare una vera democrazia ecclesiale, organizzata in base a una perenne assemblea parlamentare dotata di potere decisionale anche riguardo all'autorità costituita. In concreto, la gestione del potere nella Chiesa verrebbe trasferita dall'episcopato al laicato, per esempio attraverso le comunità ecclesiali di base.
Alla fine di questo processo, paradossalmente, la sovranità e la infallibilità negate all'autorità ecclesiastica verrebbero attribuite al laicato democraticamente organizzato come classe protagonista che si oppone al potere clericale. Ciò dimostra un fatto apparentemente paradossale: in ultima analisi, perfino una società laica e democratica, se vuole governare, deve attribuirsi una legittimità dogmatica e una sovranità assoluta.