Secondo la definizione della Chiesa i Sacramenti sono segni efficaci della grazia istituiti da Gesù Cristo per santificarci. Questa definizione considera i Sacramenti sotto l’aspetto metafisico, ed indica chiaramente i tre costitutivi metafisici del Sacramento:
Considerati invece nella loro costituzione fisica, diciamo materiale, i Sacrmenti per essere tali devono constare di altri tre elementi: a) materia; b) forma; c) ministro.
I Sacramenti non producono la grazia per merito di chi li conferisce o riceve, ma per se stessi, in forza del rito sacramentale che perciò è segno efficace della grazia. Questo modo di operazione è chiamato dai teologi: ex opere operato. Non così i Sacramenti dell’Antica Alleanza, che significavano la grazia e non conferivano che una santità esteriore e legale; la grazia veniva conferita unicamente in vista dei futuri meriti del Messia.
Possono ricevere i Sacramenti solo le persone viventi sulla terra. Il Battesimo possono riceverlo tutti indistintamente; gli altri Sacramenti solo i battezzati, essendo il Battesimo la porta dei Sacramenti e perché solo con il Battesimo si entra a far parte del corpo della Chiesa. L’Ordine Sacro non posso-no riceverlo le donne; l’Estrema Unzione i bambini e i sani; il Matrimonio i Religiosi di voti solenni e chi ha ricevuto il Suddiaconato.
Per ricevere validamente i Sacramenti negli adulti si richiede l’intenzione (diversa secondo la diversa natura dei Sacramenti). Ciò assai giustamente perché Dio non vuole giustificare e santificare gli adulti se non con il loro consenso. Nei bambini che non hanno ancora l’uso di ragione e negli adulti che l’hanno perso, non si richiede alcuna intenzione. Per ricevere lecitamente e con frutto i Sacramenti dei morti, negli adulti, sono necessari gli atti di fede, speranza e dolore dei peccati. Per i Sacramenti dei vivi è necessario lo stato di grazia. Infatti è forse capace di qualche atto chi è morto o chi non è nato?
Il Signore Stesso nel Vangelo, esponendo varie parabole e similitudini, inculca la necessità di queste disposizioni. Dice espressamente: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le perle ai porci» (Mt. 7,6). Ora i Sacramenti sono cose santissime. Perciò chi riceve un Sacramento dei vivi sapendo di non essere in stato di grazia commette un gravissimo peccato di sacrilegio perché riceve indegnamente una cosa sacra.
Uno stesso Sacramento produce la grazia in maggior o minor abbondanza secondo le disposizioni di chi lo riceve. Occorre che il soggetto cooperi quanto più gli è possibile all’azione dei vari Sacramenti con adeguata preparazione e conveniente ringraziamento.
Nei Sacramenti si distinguono tre effetti principali: la grazia santificante, comune a tutti; la grazia sacramentale propria di ciascun Sacramento; il carattere esclusivo del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine.
Questi tre Sacramenti formano nella Chiesa, a somiglianza della società civile da cui è costituita, i semplici cittadini, i soldati e i magistrati. Da questo si comprende come tali Sacramenti si ricevono una volta sola: perché costituiscono l’uomo in uno stato duraturo e permanente operando una consacrazione perpetua dell’uomo a Gesù Cristo. Come nati una volta si è nati per sempre, così ricevuto il Battesimo si è cristiani per sempre e il carattere non si cancellerà mai.
Dopo aver constatato i mirabili effetti che producono i Sacramenti, vediamone ora la necessità. Tutti i Sacramenti sono necessari ma non tutti nel medesimo grado. Alcuni sono necessari di necessità di mezzo: cioè senza di essi almeno in voto (o desiderio), non si può avere la salvezza. Altri solo di necessità di precetto per il comando espresso di Dio o della Chiesa.
Di necessità di mezzo sono il Battesimo e la Penitenza che danno la grazia prima cioè la vita dell’anima: il Battesimo per tutti, almeno in voto, la Penitenza, essa pure almeno in voto, per gli adulti caduti in peccato mortale dopo il Battesimo. Gli altri Sacramenti non sono così strettamente necessari per conseguire la salvezza, cosicché in caso di impossibilità assoluta o di ignoranza non pecca chi non li riceve, né per questo si perde.
I Sacramenti del Nuovo Testamento sono sette: Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Estrema Unzione, Ordine Sacro e Matrimonio. Il Battesimo e la Penitenza sono detti Sacramenti dei morti perché danno la vita della grazia alle anime morte per il peccato. Gli altri sono detti Sacramenti dei vivi perché chi li riceve deve essere già vivo alla grazia.
Perché sette e non più o meno? Perché così piacque al Signore e la Chiesa ha sempre ritenuto il settenario numero dei Sacramenti. Ci dice infatti per mezzo del Concilio di Trento: «Se alcuno dirà che i Sacramenti della Nuova Legge non sono stati istituiti da Gesù Cristo o che ve ne sono di più o di meno di sette o che qualcuno di questi sette non è propriamente e veramente Sacramento, sia scomunicato».
Abbiamo poi la bella analogia della vita naturale con la spirituale. Sette sono le necessità della vita umana: la nascita, la crescita, il cibo adatto, la medicina per eventuali malattie, una speciale forza per accettare la morte con serenità, l’autorità per il governo della civile convivenza, la trasmissione della vita. Pure sette sono le necessità della vita soprannaturale: si nasce con il Battesimo, si cresce e si diventa perfetti cristiani con la Cresima; ci si nutre e conserva con l’Eucaristia; medicina nelle malattie è la Penitenza o Confessione; per gli estremi bisogni in morte vi è l’Estrema Unzione; occorrono i ministri per il governo dei fedeli: a questo provvede l’Ordine Sacro; è necessario moltiplicare i fedeli della Chiesa per dare cittadini al Cielo: a questo è indirizzato il Matrimonio che santifica le nozze.
Battesimo è parola greca che significa lavanda, abluzione, immersione. Nella Sacra Scrittura questo termine è usato sia letteralmente che metaforicamente. Dagli Scrittori Ecclesiastici il Battesimo è detto anche il Sacramento della rigenerazione, della fede, della Trinità, lavacro d’acqua vitale.
Vi sono tre specie di Battesimo: il Battesimo propriamente detto che si conferisce versando l’acqua sul capo del battezzando pronunziando la formula richiesta; il Battesimo di desiderio, che è detto anche di fuoco, consiste nell’atto di contrizione o carità perfetta col voto almeno implicito di ricevere il Battesimo; il Battesimo di sangue che consiste nel martirio subito per amore di Gesù Cristo. Questi ultimi due suppliscono il primo ma non imprimono il carattere.
Il Battesimo è un Vero Sacramento, poiché ha tutti requisiti necessari: il segno sensibile nell’infusione dell’acqua; l’istituzione divina e la produzione della grazia: infatti cancella il peccato originale, fa cristiani, figli di Dio e membri della Chiesa.
Quando fu istituito? Molti teologi con San Tommaso ritengono che il Battesimo sia stato istituito quando Gesù fu battezzato nel Giordano.
Ogni Sacramento è costituito essenzialmente da materia, forma e ministro.
MATERIA del Battesimo è l’acqua naturale. FORMA sono le parole: «Io ti battezzo nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo». MINISTRO del Battesimo è d’ordinario il Sacerdote, ma in caso di necessità può essere chiunque, anche un eretico o infedele, purché abbia l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.
Perché il Battesimo sia valido si richiede come materia l’acqua naturale. Questo è da ritenersi come verità sicura essendo stata definita dal Concilio di Trento. Del resto appare chiaro anche dalla Scrittura ove leggiamo: «Chi non rinascerà per l’acqua e lo Spirito Santo» (Gv 3,5) e dal Battesimo dell’eunuco fatto dal diacono Filippo (At 8,36).
L’acqua è la materia più conveniente a significare un lavacro spirituale, ed è l’elemento più facilmente reperibile in ogni parte della terra ove occorra amministrare un Battesimo. Qualunque specie d’acqua è valida purché non sia sostanzialmente corrotta. Per rispetto al Sacramento del Battesimo è prescritto però che l’acqua sia monda e benedetta a questo scopo. Inoltre deve essere versata in modo che si abbia una vera abluzione. Materia prossima è l’applicazione della materia remota.
TRE MODI DI BATTEZZARE
In tre modi diversi si può applicare la materia del Battesimo: a) per immersione; b) per aspersione; c) per infusione. Si hanno così tre forme di Battesimo.
Il Battesimo per immersione si amministra immergendo per tre volte il bat-tezzando nell’acqua. Era la forma ordinaria della Chiesa primitiva.
Il Battesimo per aspersione si amministra aspergendo con acqua il capo del battezzando: si può usare solo nei casi di necessità.
Il Battesimo per infusione è la forma ordinaria usata oggi: era anche usato nei primi tempi per i malati giacenti nel letto. È prescritto nella Chiesa occidentale fin dal sec. XII. SI amministra versando per tre volte consecutive l’acqua sul capo del battezzando.
La forma del Battesimo nella Chiesa latina è la seguente: «Ego te baptizo in nomine Patri set Filii e Spiritus Sancti: Io ti battezzo nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».
Questa forma – secondo il Rituale Romano – è assolutamente necessaria, perciò in nessun modo è lecito mutarla e le stesse parole sono da proferirsi contemporaneamente all’abluzione. La forma del Battesimo risale direttamente a Gesù Cristo.
Il Battesimo è un patto tra noi e Dio. Egli ci fa Suoi figli, ci colma di grazie, ci fa eredi del Suo regno, templi dello Spirito Santo. Sono privilegi inapprezzabili; ma ad ogni privilegio corrisponde un dovere, un onere.
Noi ci obblighiamo:
Questo è quanto domanda Dio al battezzato. Né deve ritenersi troppo gravoso avendo Egli Stesso promesso le grazie e gli aiuti necessari.
È prescrizione ecclesiastica che vi siano sempre i padrini nel Battesimo. I padrini sono coloro che presentano alla Chiesa il battezzando, rispondono in suo nome, assumendosi quali padri spirituali anche la cura della sua educazione cristiana in mancanza dei genitori; e perciò debbono essere buoni cristiani. Ecco quanto dice il Rituale:
Perché uno possa fare da padrino occorre: sia battezzato, abbia l’uso di ragione e l’intenzione di compiere tale ufficio; non appartenga a nessuna setta eretica, scismatica o sia scomunicato o infame (ovvero goda di cattiva fama o viva in situazione irregolare per la fede); neppur sia chierico deposto o degradato; non sia padre, madre o coniuge del battezzando; sia designato dal battezzando o dai genitori (o tutori) o dal ministro; tocchi fisicamente il battezzando per sé o per il procuratore.
E per fare lecitamente da padrino occorre: Aver raggiunti i quattordici anni d’età; non essere interdetto o infame; saper le verità principali della fede; non essere novizio o professo in una religione eccetto vi sia necessità e si abbia il permesso dei Superiori; non essere in Sacris eccetto si abbia la licenza del Vescovo. Il battezzato con il padrino e col ministro contrae parentela spirituale che costituisce impedimento dirimente del Matrimonio.
La Chiesa comanda che ad ogni battezzato venga imposto il nome di qualche Santo. Il nome generalmente lo scelgono i genitori; devono però stare alle prescrizioni della Chiesa che non permette vengano imposti nomi pagani o profani e vuole che si diano ai battezzandi nomi di Santi affinché abbiano in essi dei modelli in terra e dei protettori in Cielo. La prescrizione della Chiesa non si può trasgredire, e nel caso che il Parroco o colui che battezza non possa ottenere che venga imposto un nome cristiano deve aggiungere al nome dato dai genitori il nome di un Santo che trascriverà pure nel libro dei battezzati.
Nei primi tempi del Cristianesimo il Battesimo veniva amministrato nelle solenni vigilie di Pasqua e Pentecoste in cui si consacrava appositamente l’acqua del Fonte Battesimale. Questa usanza si potrà osservare trattandosi di adulti. Riguardo ai bambini si noti che è pericolosissimo differire questo Sacramento di estrema necessità, potendo il neonato morire, e in questo caso una gravissima responsabilità ricadrebbe sulla coscienza dei genitori. Praticamente non si potrebbero oltrepassare gli otto o quindici giorni; che se poi interviene il caso di necessità, cioè il pericolo di morte, si è obbligati ad amministrare subito il Battesimo.
Il Battesimo privato si può amministrare in qualunque luogo e in ogni tempo. Luogo proprio per l’amministrazione del Battesimo solenne è il Fonte Battesimale nella chiesa parrocchiale. Per eccezione i figli di nobili e governanti possono ricevere il Battesimo nei loro oratori privati. La Chiesa prescrive rigorosamente che il Battesimo venga amministrato solennemente. Solo nei casi di necessità si ricorre alla forma privata. Fuori del pericolo di morte, per amministrare il Battesimo privatamente occorre la licenza dell’Ordinario il quale non la darà se non intervengano cause gravi.
DOPO IL BATTESIMO. Gli otto giorni che succedevano a quelli del Battesimo erano giorni di festa e si trascorrevano rendendo grazie o pregando o facendo opere buone; inoltre ogni giorno i neo battezzati venivano pure istruiti nelle verità cristiane, ed erano oggetto di venerazione per tutta la Chiesa tanto che si valevano della loro intercessione per ottenere qualche grazia dai re ed imperatori. Anzi si credeva che Dio, mosso dalla loro presenza, concedesse speciali benedizioni.
I Neofiti conservavano le loro vesti bianche per otto giorni interi e all’ottavo giorno, quando il Battesimo era stato amministrato la vigilia di Pasqua, alla Messa, a cui dovevano assistere tutti i nuovi battezzati, si cantava questo affettuoso introito: Come bambini di fresco nati, bramate il latte spirituale sincero, affinché per esso cresciate in salute. In tale occasione i più grandi dottori della Chiesa, come Sant’Ambrogio, Sant’Agostino o San Giovanni Crisostomo, spiegavano loro con ogni cura il senso recondito e mirabile di queste divine parole.
L’uomo col Battesimo è divenuto figlio di Dio, è nato alla grazia; ma le acque del battesimo non hanno stinto in lui il fomite della concupiscenza e ognuno di noi ne ha purtroppo dolorosa prova. È necessario che gli combatta tutto il tempo della sua vita contro numerosi e instancabili nemici, visibili ed invisibili, interiori ed esteriori: la sua vita è una perpetua lotta, una giornata decisiva che risolve l’eternità. Ed è per assicurargli la vittoria che nostro Signore Gesù Cristo istituì il Sacramento della Cresima.
La Cresima o Confermazione è il Sacramento che ci fa perfetti cristiani e soldati di Gesù Cristo e ce ne imprime il carattere. Questo Sacramento si chiama comunemente Cresima perché in esso viene adoperato come materia il Sacro Crisma. Si chiama pure Confermazione perché conferma l’uomo e lo fortifica nella fede e nelle virtù già in lui infuse nel Battesimo.
La Cresima ci fa perfetti cristiani, soldati di Gesù Cristo dandoci l’abbondanza dello Spirito Santo, cioè della Sua grazia e dei Suoi doni, che ci confermano o rafforzano nella fede e nelle altre virtù contro i nemici spirituali.
A quattro si possono ridurre gli effetti principali della Cresima:
La Cresima non è necessaria per la salvezza come è necessario il Battesimo; ma non è lecito, ordinariamente, tralasciar di riceverla, essendo un mezzo efficacissimo di salute. Chi non riceve tale Sacramento rimane privo di grandi aiuti per la lotta spirituale, come soldati ingaggiati nella lotta e mancanti di armi; potranno forse vincere ma più facilmente subiranno la sconfitta.
Peccano quindi coloro che, potendo, non ricevono questo Sacramento o per negligenza o per trascuranza.
I genitori devono procurare che i loro figli ricevano ben per tempo questo Sacramento. I genitori che non se ne dessero cura mancherebbero, gravemente in date circostanze speciali, di pietà verso i loro figli, privandoli di un aiuto che solo li avrebbe resi vittoriosi nelle prime lotte della vita che sono le principali.
Ogni persona battezzata e non ancora cresimata può ricevere il Sacramento della Confermazione.
Il Concilio Tridentino raccomanda ai Vescovi di vigilare che i fanciulli abbiano raggiunto l’uso di ragione. Il motivo è che questo Sacramento fu istituito per sussidio ai cristiani nelle lotte dello spirito; ma i bambini prima dell’uso di ragione sono affatto estranei a tale lotta. È bene ricevere la Cresima, dice il catechismo, all’età di sette anni circa, perché allora sogliono cominciare le tentazioni e si può abbastanza conoscere la santità e la grazia di questo Sacramento.
Chi riceve la Cresima dev’essere in grazia di Dio, e, se ha l’uso di ragione, deve conoscere i misteri principali della fede e accostarsi al Sacramento con devozione, profondamente compreso di ciò che il rito significa.
La Cresima è un Sacramento dei vivi e quindi la disposizione essenziale per riceverla bene e con frutto è di essere in grazia di Dio. Perciò chi ricevesse la Cresima sapendo di essere in peccato mortale commetterebbe un sacrilegio; riceverebbe il carattere, ma non la grazia del Sacramento.
È molto importante che il cresimando sia sufficientemente istruito sulle principali verità della fede e conosca bene le preghiere più comuni del cristiano. Nel ricevere la Cresima si può cambiare nome, anzi è una circostanza favorevole per abbandonare un nome turpe, profano o sconveniente e prenderne uno cristiano.
Anche nella Cresima sono necessari per i fanciulli i padrini e per le fanciulle le madrine. Si prendono non solo come testimoni del Sacramento che è stato ricevuto e dei doveri che il cresimato si è assunto, ma più che altro perché assistano il cresimato nei pericoli della lotta spirituale e lo aiutino nell’esercizio della vita cristiana coll’esempio e la parola. Come segno dei doveri che si assumono i padrini, nell’atto dell’amministrazione del Sacramento devono porre la mano destra sulla spalla del cresimando. Secondo le disposizioni della Chiesa non è lecito, senza grave causa, ricevere la Cresima senza padrino.
Nella scelta del padrino si richiedono le medesime condizioni che per il Battesimo. In più si richiede che: a) sia diverso dal padrino del Battesimo salvo qualche caso particolare a giudizio del ministro; b) sia dello stesso sesso del cresimando a meno che il ministro disponga diversamente.
I padrini contraggono con i cresimati una parentela spirituale, che non costituisce impedimento dirimente del Matrimonio; costituisce però i padrini in dovere di curare l’educazione e la formazione cristiana del cresimato.
La Cresima, secondo il Codice di Diritto Canonico, si può amministrare in qualsiasi tempo; tuttavia è conveniente amministrarla nella settimana di Pentecoste.
Luogo ordinario per la amministrazione della Cresima è la chiesa; ma per una causa che il ministro giudichi ragionevole, può servire anche un luogo qualsiasi purché decente.
Entrati nella milizia di Cristo per la Cresima che spontaneamente abbiamo ricevuto ci incombe il dovere della fedeltà alla bandiera del Capo Gesù. Quell’insegna, tutt’altro che dileggiarla con il peccato, la dobbiamo amare e difendere. La lotta che ci si impone sarà grande e incessante, ma coronata di sicura vittoria se avremo saputo far tesoro della grazia della Confermazione.
L’augusto mistero dell’Eucaristia ci si presenta sotto un duplice aspetto. Essa è Sacramento e Sacrificio. In quanto SACRAMENTO l’Eucaristia è Gesù presente in noi, ossia l’unione di Gesù Cristo con l’anima cristiana: unione intima alla quale noi diamo il bel nome di Comunione: è Gesù con noi, ossia la presenza reale di Gesù: è il Divino Ospite del Tabernacolo. In quanto SACRIFICIO, l’Eucaristia è Gesù offerto per noi nella Santa Messa, che è l’unico e sublime Sacrificio della Nuova Alleanza.
«Fra tutti i sacri misteri che il Signore e Salvatore nostro ci diede come strumenti certissimi di grazia non ve n’è alcuno che si possa paragonare con il Santissimo Sacramento dell’Eucaristia in cui esaurì le ricchezze del Suo amore verso gli uomini, lasciando il ricordo delle Sue meraviglie» (Conc. Trid. Sess. XIII, 11).
«L’Eucaristia è il Sacramento che sotto le apparenze del pane e del vino contiene realmente Corpo, Sangue, Anima e Divinità del nostro Signore Gesù Cristo per nutrimento delle anime».
Trattando del Battesimo si è detto che è il Sacramento per cui gli uomini rinascono alla vita soprannaturale; trattando della Cresime si è visto come essa confermi e stabilisca in noi questa vita soprannaturale. Dobbiam ora trattare del Sacramento dell’Eucaristia come nutrimento dell’anima e aumento della grazia.
La parola Eucaristia significa rendimento di grazie; fu presa a denotare il Sacramento del Corpo e del Sangue del Signore, sia perché Esso è la più grande delle grazie, sia perché si deve ricevere con i più vivi sensi di gratitudine, sia perché Esso è il mezzo più efficace a rendere a Dio le dovute grazie.
Ricordiamo che il Sacramento è costituito da tre elementi: segno sensibile, istituzione divina e produzione della grazia. Questi elementi si trovano nell’Eucaristia.
Che l’Eucaristia sia Sacramento è di fede definita dal Concilio di Trento: «Se alcuno dirà che i Sacramenti della Nuova Legge sono in numero maggiore o minore di questi sette: Battesimo, Cresima, Eucaristia, Penitenza, Ordine Sacro, Matrimonio, Estrema Unzione sia scomunicato» (Sess. VII, c. 1).
Il Sacramento dell’Eucaristia ha delle proprietà o caratteri tali che lo distinguono particolarmente da ogni altro.
Gli altri infatti sono costituiti da un atto transitorio, cessato il quale, cessa il Sacramento. Nell’Eucaristia il Sacramento persevera finché si conservano le Specie eucaristiche.
Dice il Catechismo del Concilio di Trento che, mentre il Battesimo riceve la natura di Sacramento quando veramente si lava l’uomo con l’acqua, alla confezione dell’Eucaristia basta la consacrazione della materia.
Inoltre (continua) nel compiere gli altri Sacramenti non si fa mutazione di una materia o di un elemento in un’altra natura poiché l’acqua del Battesimo o l’olio della Confermazione, quando quei Sacramenti si amministrano non perdono la loro prima natura di acqua o di olio, mentre nell’Eucaristia quello che prima della consacrazione era pane e vino, fatta la consacrazione, è veramente Sostanza del Corpo e del Sangue del Signore.
L’Eucaristia è il centro di tutti i Sacramenti poiché tutti sono ad essa ordinati, o da Essa dipendono. È il centro di tutta la liturgia, della storia, in quanto tutta l’umanità guarda a Cristo; è il compendio di tutte le meraviglie operate da Dio a beneficio degli uomini. È il miracolo dei miracoli, il capolavoro delle opere di Dio, la ricapitolazione di tutti i misteri della vita del Salvatore: Incarnazione, Passione, Morte, Risurrezione, Ascensione... Gli altri Sacramenti non sono che tali: questo è anche Sacrificio, gli altri producono soltanto la grazia, questo contiene l’Autore della grazia.
Nel corso dei secoli l’Eucaristia fu chiamata con i nomi più svariati. Negli scritti degli Apostoli è chiamata indifferentemente: Cena del Signore, Frazione del pane, Comunione; dai Santi Padri viene detta Eucaristia, Corpo del Signore, Pane angelico, sacra Agape. Nell’uso comune si dice: Pasqua, Banchetto divino, Ostia santa, Santissimo Sacramento, Sacramento dell’Altare, Comunione.
Data poi l’eccellenza di questo Sacramento piacque al Signore adombrarLo in varie figure e profezie nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Eccone alcune: il frutto dell’albero della vita nel Paradiso terrestre; il sacrificio di Melchisedek, re e sacerdote; l’agnello pasquale; la manna dal sapore soave, data dal Cielo agli Ebrei; l’acqua cambiata in vino alle nozze di Cana; la moltiplicazione dei pani; la profezia di Malachia.
Gesù Cristo istituì l’Eucaristia nell’ultima cena, la notte stessa in cui veniva tradito, quando consacrò il pane e il vino e li distribuì, mutati nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, agli Apostoli, comandando che poi facessero altrettanto in Sua memoria. Il Signore aspettò l’ultima cena per farci il dono dell’Eucaristia, perché in Essa desiderava lasciarci il Suo dono più caro. Quali detti e fatti dei nostri parenti e amici ci rimarranno più impressi nell’anima? Gli ultimi. Per questo Gesù volle darci il Suo Dono nelle ultime ore dalla Sua vita mortale.
È di fede che Gesù è veramente presente nell’Eucaristia. «Nel Sacramento dell’Eucaristia dopo la consacrazione del pane e del vino Si contiene veramente, realmente e sostanzialmente, Gesù Cristo vero Dio e vero uomo» (Conc. Trid.). E noi crediamo che Gesù Cristo è veramente presente nell’Eucaristia perché Egli Stesso disse Corpo e Sangue Suoi il pane e il vino consacrati. Crediamo ancora che è lo Stesso Gesù Cristo Che è in cielo e Che nacque in terra da Maria Vergine. Sicché quando il Sacerdote all’altare pronuncia le parole nel momento della Consacrazione, Gesù prende realmente il posto della sostanza del pane e del vino lasciandone solo le apparenze.
Ciò che accade nel Sacramento dell’Eucaristia ha rassomiglianza con ciò che accade nel nutrimento corporale. È necessario non solo per non morire prendere spesso il cibo corporale, ma anche per riparare le perdite continue dovute all’azione del calore naturale e all’esercizio della fatica, e specialmente per crescere, alimentare la vitalità del corpo: così l’Eucaristia è necessaria per non allontanarci interamente da Dio, riparare più volte con il Cibo eucaristico la perdita di devozione e di fervore, cagionate all’anima dalla concupiscenza interna e dalle occupazioni esteriori e per aumentare la grazia che è la vita dell’anima. È necessaria però di necessità di precetto, 1) tanto di precetto divino 2) come di precetto ecclesiastico.
L’Eucaristia è un Cibo spirituale: i suoi benefici effetti però non si ripercuotono solo nell’anima, ma anche sul corpo, che forma un tutto unico con l’anima nella natura umana.
Dalla Tradizione e dalla pratica odierna della Chiesa risulta che per legge divina è capace di ricevere l’Eucaristia ogni uomo che abbia ricevuto il Battesimo e sia in vita; per la legge ecclesiastica, ogni uomo che abbia raggiunto l’uso di ragione, e sappia distinguere il Pane eucaristico dal pane comune.
Disposizione necessaria in chi riceve la Santissima Eucaristia, dopo il Battesimo è lo STATO DI GRAZIA, perché l’Eucaristia è un Sacramento dei vivi e quindi presuppone in chi la riceve la grazia prima, e perché essa è cibo spirituale e non può giovare a chi spiritualmente è morto. Ne segue che nessuno che abbia la coscienza gravata da peccato mortale può accostarsi alla Comunione senza premettere la Confessione sacramentale. Sono molto chiare le parole dell’Apostolo: «Esamini dunque ciascuno se stesso e così mangi di Quel Pane e beva di Quel Calice; perché chi Ne mangia e beve indegnamente, mangia e beve la sua condanna, non distinguendo il Corpo del Signore» (1Cor. 11,28-29).
La Comunione non si deve solo ricevere degnamente, ma anche devotamente, e perciò si richiede una diligente preparazione e un conveniente ringraziamento. La preparazione da farsi prima della Santa Comunione consiste nel meditare devotamente per qualche tempo su Quello Che si sta per ricevere, e nel fare atti di fede, di carità e di contrizione. Il ringraziamento che segue la Santa Comunione consiste nel meditare attentamente e devotamente per qualche tempo Quanto si è ricevuto e nel fare atti di fede, di speranza, di carità, di fermo proposito, di gratitudine e di domanda.
Per ricevere debitamente l’Eucaristia si richiede sotto pena di colpa grave il digiuno naturale. Il digiuno naturale comporta che si sia digiuni dalla mezzanotte precedente la Comunione (o almeno da un’ora), cioè che non si abbia preso nulla, né come cibo, né come bevanda. La Comunione a chi non è digiuno è permessa in pericolo di morte e durante le lunghe malattie nelle condizioni determinate dalla Chiesa. Si richiede anche una certa decenza per quanto riguarda l’igiene, il portamento e l’abbigliamento.
Un passo importante nella vita spirituale dell’individuo è segnato dalla Prima Comunione. È questo il primo incontro dell’anima con Gesù, e può dipendere da questo tutto un avvenire. Ed è per questo che si usa festeggiare e solennizzare il giorno della Prima Comunione, come si festeggia un Battesimo, come si festeggia uno sposalizio.
L’anima del fanciullo ben preparata a questo ineffabile incontro può ricevere tanta grazia da determinare fin d’allora la sua salvezza. E parimenti un’anima indifferente può frustrare questa occasione di grazia e mettere in serio pericolo la sua salvezza.
Tocca ai genitori in primo luogo disporre i loro bambini alla Prima Comunione. Essi devono saper vedere al di sopra della solennità di famiglia il valore dell’atto della Comunione. Essi devono persuadersi che il periodo più bello è quello dell’innocenza e che l’innocenza si può perderla prima di conoscerla. Non trascureranno quindi i primi anni della coscienza dei loro bambini, né si contenteranno di una Prima Comunione senza curarne in seguito una relativa frequenza.
La Comunione spirituale consiste in un desiderio ardente di ricevere Gesù Sacramentato e in un abbraccio amoroso come già fosse ricevuto. Spesso nel giorno si può fare la Comunione spirituale con molta facilità. A volte sono le occupazioni che impediscono di accostarsi sacramentalmente, a volte un viaggio intrapreso, a volte il digiuno rotto. In tali casi basta recitare una giaculatoria eucaristica, basta elevare il pensiero a Gesù in Sacramento.
La Comunione spirituale è raccomandata:
Modo di farla: purificare l’anima dai peccati mediante un atto di dolore; ravvivare la propria fede nella presenza di nostro Signore nell’Eucaristia; desiderare di riceverLo nel proprio cuore; fare atti di adorazione, di amore, di riconoscenza, di domanda... È utile usare una certa formula. La più completa e la più comune è la seguente:
Gesù mio, credo che sei presente nel Santissimo Sacramento dell’Altare, Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel io cuore. Come già venuto Ti abbraccio e mi unisco tutto a Te. Non permettere che io mi abbia mai a separare da Te.
Vi sono molte anime generose e sensibili che comprendono il grande abbandono in cui è lasciato Gesù Sacramentato; comprendono che tanti Lo ingiuriano e Lo offendono; perciò esse Lo vogliono consolare.
Un modo facile ed efficace è questo: accostarsi alla Comunione con l’intenzione di riparare all’abbandono e alle offese che riceve Gesù nel San-issimo Sacramento. Come è gradito al Signore questo atto di amore!
Così facevano Santa Gemma Galgani, Santa Teresina del Bambino Gesù e innumerevoli altri Santi generosi; così fanno pure in ogni tempo tante anime amanti che cercano di riparare con l’amore l’amore oltraggiato di Gesù.
Atto di fede e di adorazione.
Signore mio Gesù Cristo, io credo con tutta l’anima che Tu sei realmente nel Santissimo Sacramento dell’altare in Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Quindi Ti adoro in Esso e Ti riconosco per mio Creatore, Signore e Redentore e per il mio sommo e unico Bene.
Atto di speranza. Signore, io spero che donandoTi tutto a me in Questo Divin Sacramento, mi userai misericordia e mi concederai tutte le grazie che sono necessarie per la mia eterna salute.
Atto di carità. Signore, io Ti amo con tutto il cuore, sopra ogni cosa, perché sei il Padre mio, il mio Redentore, il mio Dio infinitamente amabile; e, per Tuo amore, amo il prossimo mio come me stesso, e perdono di cuore a quelli che mi hanno offeso.
Atto di contrizione. Signore, io detesto tutti i miei peccati, perché sono Tua offesa e mi rendono indegno di riceverTi nel mio cuore; e propongo con la Tua grazia di non commetterne più per l’avvenire, di fuggirne le occasioni e di farne penitenza.
Atto di desiderio. Signore, io desidero ardentemente che venga nell’anima mia, affinché la santifichi e la faccia tutta Tua per amore, tanto che non si separi più da Te, ma viva sempre nella Tua grazia.
Signore Gesù Cristo, Che hai detto ai Tuoi Apostoli: «Vi lascio la pace, vi do la Mia pace», non guardare ai miei peccati, ma alla fede della Tua Chiesa, e degnaTi di pacificarla e riunirla secondo la Tua volontà, Tu Che vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio vivo, Che per volere del Padre, con la cooperazione dello Spirito Santo hai ravvivato il mondo con la Tua morte, liberami da tutte le mie iniquità e da tutti i mali; e fa’ ch’io sia sempre fedele ai Tuoi comandamenti, e non permettere che io mi separi mai da Te, Che con lo Stesso Dio Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.
La Comunione del Tuo Corpo, Che io indegno ardisco ricevere, non mi si volga a delitto e condanna, ma, per la Tua misericordia, mi giovi a rimedio e a difesa dell’anima e del corpo, o Signore Gesù Cristo, Che con Dio Padre, nell’unità dello Spirito Santo vivi e regni Dio per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Signore, io non son degno che Tu entri nell’anima mia, ma di’ solamente una parola e l’anima mia sarà salva (si ripete tre volte).
Atto di fede e di adorazione.
Signore mio Gesù Cristo, io credo che Tu sei veramente in me col Tuo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, e umiliato nel mio nulla, Ti adoro profondamente come mio Dio e Signore.
Atto di speranza. Signore, poiché sei venuto nell’anima mia, fa’ che io non Te ne discacci mai più col peccato, ma rimanici sempre Tu con la Tua grazia; lo spero per la Tua bontà e misericordia.
Atto di carità. Signore, mio Dio, Ti amo quanto so e posso, e desidero amar-Ti sempre più: fa’ che T’ami sopra ogni cosa adesso e sempre nei secoli dei secoli.
Atto di offerta. Signore, poiché Ti sei donato tutto a me, io mi dono tutto a Te; Ti offro il cuore e l’anima mia, Ti consacro tutta la mia vita, e voglio esser Tuo per tutta l’eternità.
Atto di domanda. Signore, dammi tutte le grazie spirituali che sai utili all’anima mia; soccorri i miei parenti, i benefattori, gli amici, i superiori e libera le anime sante del purgatorio.
Eccomi, o mio amato e buon Gesù, che alla Tua santissima presenza pro-strato, Ti prego con il fervore più vivo di stampare nel mio cuore senti-menti di fede, di speranza, di carità, di dolore dei miei peccati, e di proponimento di non offenderTi, mentre io con tutto l’amore e la compassione vado considerando le Tue cinque piaghe, cominciando da ciò che disse di Te, o Gesù mio, il Santo profeta Davide: «Fodérunt manus meas et pedes meos, dinumeravérunt omnia ossa mea».
Pater, Ave, Gloria secondo le intenzioni del Papa. Indulgenza plenaria.
Parla, o Signore, che il Tuo servo Ti ascolta.
O Gesù amantissimo, anche stamattina sei venuto a visitare l’anima mia. Di tut-to cuore Ti ringrazio. Ma, giacché sei venuto a me, parla, o Signore, e dimmi quel che vuoi da me oggi e sempre perché io lo voglio fare.
È vero, io non merito più che Tu mi parli, perché troppe volte ho ricusato di sentire la Tua voce paterna con la quale mi chiamavi al Tuo amore e ingrato Ti voltai le spalle.
Però, conosco ora il mio torto e son pentito dei miei peccati e confido di averne già da Te ottenuto il perdono. Dimmi, dunque, o Signore: che vuoi ch’io faccia? A tutto son preparato...
Anima di Cristo, santificami. Corpo di Cristo, salvami. Sangue di Cristo, inebriami. Acqua del costato di Cristo, lavami. Passione di Cristo, confortami. O buon Gesù, esaudiscimi. Dentro le Tue piaghe nascondimi. Non permettere che io mi separi da Te. Dal nemico maligno difendimi. Nell’ora della mia morte chiamami. Fa’ che io venga a Te, a lodarTi con i Tuoi Santi, nei secoli dei secoli. Amen.
La Chiesa ha dimostrato sempre molta cura per gli infermi e ha stabilito che con grande sollecitudine venga ad essi dato il Pane dei forti: l’Eucaristia. Un monito grave ai parenti degli infermi: in tanti casi sono proprio essi che privano l’infermo del conforto dell’Eucaristia col timore di spaventarlo. Pretesto inutile e vano. Gli infermi gradiscono i conforti spirituali e li desiderano e ne ricevono grande frutto. Che se poi si tratta di pericolo mortale, hanno l’obbligo di ricevere l’Eucaristia come Viatico. Chi perciò per falsa pietà, ingannando il paziente sullo stato della malattia, lo privasse di tali conforti, peccherebbe gravemente, e si addosserebbe la tremenda responsabilità della sua eventuale perdita eterna. La Comunione agli infermi si deve portare con solennità, a meno che una causa grave consigli diversamente. È bene che numerosi fedeli preghino per il malato.
L’Eucaristia non è solo un Sacramento; è anche Sacrificio, cioè il Sacrificio del Calvario Che viene rinnovato sugli altari non con la morte reale e cruenta, ma con la morte mistica di Gesù che si verifica per la Consacrazione separata delle sacre specie che pongono Gesù Cristo in stato di Vittima. Questa rinnovazione del Sacrificio del Calvario è la Santa Messa.
La Messa è perciò la rinnovazione del Sacrificio del Calvario; il Sacrificio della Nuova Legge in cui sotto le specie del pane e del vino sono offerti per il ministero del Sacerdote il Corpo e il Sangue di nostro Signore Gesù Cristo. La Vittima è la Stessa Che Si offrì sul Calvario, cioè Gesù Cristo, Che invece di offrirSi da Sé come allora, Si offre per mezzo dei Suoi ministri, che sono i Sacerdoti.
La Messa è un atto supremo di adorazione di Dio, che rinnova l’offerta, in modo incruento, del Suo Divin Figlio. Cosicché quando noi assistiamo alla Santa Messa, dobbiamo portarci col pensiero insieme a Maria Santissima e a San Giovanni ad assistere sul Calvario alla morte di Gesù. La Messa inoltre applica i frutti del Sacrificio del Calvario; tanto che essa può dirsi la distribuzione e l’applicazione fatta a noi dei meriti di Gesù Cristo, e la nostra partecipazione alla Sua Redenzione.
Dal tempo degli Apostoli fino ai nostri giorni si è sempre offerto nella Chiesa il Santo Sacrificio della Messa. I Sacerdoti infatti non fecero che eseguire il precetto divino: «fate questo in memoria di Me» (Lc. 22,19). La istituzione dell’Eucaristia può considerarsi come la prima Messa offerta da Gesù Stesso Che probabilmente la rinnovò prima di salire al cielo, quando cioè, invitato dai discepoli di Emmaus, prese del pane, lo benedisse, lo spezzò e lo diede loro, come aveva fatto già la vigilia della Sua Passione. Gli Apostoli, dopo Cristo, hanno sempre celebrato la Santa Messa. Leggiamo infatti negli Atti (20,7) che San Luca e San Paolo nella Troade si radunavano con gli altri cristiani «ad frangendum panem», cioè per la celebrazione della Santa Messa.
La Messa è l’atto più sublime della religione, e ottiene mirabilmente i suoi fini di adorazione, ringraziamento, impetrazione e propiziazione. Infatti la Messa è sacrificio latreutico, perché riconosce il sommo e universale dominio di Dio sulle creature, con la mistica morte di Cristo; è eucaristico, perché ringrazia Dio per mezzo di Gesù Cristo, Sommo Sacerdote, dei benefici che ci ha concessi; è impetratorio, perché Gesù con la vice del Suo Sangue ci ottiene dal Padre grazie e favori; è propiziatorio, perché, Gesù, morendo misticamente, placa la divina Giustizia.
Gesù Cristo ha istituito il Santo Sacrificio della Messa per applicarci i meriti della Sua Passione e Morte.
Morendo Gesù soddisfece e meritò per noi: soddisfazione e meriti ci vengono applicati per mezzo dei Sacramenti e specialmente per mezzo del Sacrificio Eucaristico, vita, splendore, decoro e gloria del culto cattolico.
La Santa Messa è una fonte e insieme un canale dei benefici della Redenzione; ma non è la più remota sorgente, né aggiunge un nuovo merito o valore al Sacrificio della Croce offerto una volta per sempre e per tutti sul Calvario. Esso quindi non è ripetuto per redimere una seconda volta gli uomini, ma per applicare la soddisfazione e i meriti accumulati dal Sacrificio del Calvario alla Chiesa in generale e a ciascuna anima in particolare.
Vari sono i frutti della Santa Messa.
Il valore della Messa è infinito come quello della Croce. Una sola Messa procura a Dio più gloria che tutti i meriti riuniti insieme degli Angeli e dei Santi; essa può ottenere le maggiori grazie ai giusti e ai peccatori della terra; il maggior sollievo alle anime del Purgatorio; evitare i più gravi flagelli, attirare le maggiori benedizioni spirituali e temporali.
Il peccato produce nell’uomo un doppio effetto: la colpa e la pena. La colpa viene
rimessa per mezzo dei Sacramenti, specialmente della Penitenza; e per mezzo di un atto perfetto di carità, che hanno in virtù del Sacrificio della Croce. Ma
rimessa la colpa, rimane la pena proporzionata alla colpa, da scontarsi sia in questa vita che nell’altra.
Ogni uomo quindi ha da pagare alla divina giustizia il debito infinito del peccato originale e di ogni altro peccato commesso. Ma tutte le forze dell’umanità, senza la grazia non varrebbero ad
estinguere un solo apice di questo debito generale e personale; ond’è che Gesù Cristo offre di continuo sui nostri altari i meriti della Sua Passione e Morte, rinnovando il Sacrificio della
Redenzione; e i meriti di Gesù Cristo sono quindi applicati alle anime per mezzo di questo Sacrificio.
La Santa Messa è perciò una necessità perenne, poiché in essa sola troviamo con abbondanza di che pagare i nostri debiti infiniti e i mezzi per soddisfare a tutti i bisogni dell’anima nostra.
Una sola Messa considerata nel suo valore intrinseco è sufficiente per liberare dal Purgatorio tutte le anime che vi sono prigioniere ed aprir loro le porte del Paradiso.
Il Divin Sacrificio infatti non giova solo a quelle anime come propiziazione per soddisfare alla pena, ma giova pure come impetrazione per ottenere la diminuzione della medesima pena coma appunto pratica la Chiesa, che offre la Messa per la liberazione delle anime purganti.
La carità che usiamo verso le anime purganti tutta ridonderà in nostro bene. Quelle anime sono così riconoscenti verso i loro benefattori che, arrivate in cielo si faranno loro avvocate.
È impossibile che un’anima liberata dalle pene del Purgatorio e ammessa alle gioie del Paradiso per nostra intercessione, per quella Messa che abbiamo sentita o fatta celebrare per essa, non faccia di tutto per dimostrare la sua gratitudine, per non lasciare cadere noi in quel mare di fuoco e di tormenti, noi che siamo stati gli strumenti di Dio per la sua liberazione.
Il potere di offrire il Santo Sacrificio della Messa l’hanno solo i Sacerdoti, essendo questo un ufficio e un diritto riservato a coloro che hanno ricevuto il carattere e l’autorità necessaria per mezzo del Sacramento dell’Ordine. Nessuno, dice San Paolo agli Ebrei, deve ingerirsi in queste sublimi funzioni, e usurpare l’onore del Sacerdozio, se non colui che è chiamato da Dio come Aronne.
I Sacerdoti però operano in Nome di Gesù Cristo e come Suoi rappresentanti. Gesù Cristo quindi è il Sacerdote principale e il primo sacrificatore. I Sacerdoti sono Suoi ministri e strumenti: strumenti necessari però, perché nostro Signore, dopo la Sua Ascensione al cielo, non poteva più esercitare sulla terra il Suo Sacerdozio in modo visibile. Era dunque necessario che affidasse agli uomini la Sua potenza sacerdotale, e non volendola affidare a tutti i fedeli indistintamente l’ha ristretta ai soli Apostoli e nella loro persona ai Vescovi e ai Sacerdoti.
Tale potere Gesù lo concesse quando, dopo l’istituzione della Santissima Eucaristia, disse agli Apostoli: «Fate questo in memoria di Me».
«O mistero ineffabile! O sublime dignità dei Sacerdoti, a cui fu dato un potere che non fu concesso agli Angeli» (Imitazione di Cristo, libro IV, capitolo 5).
Nella legge antica Dio aveva comandato: «Ricordati di santificare il giorno di sabato; per sei giorni lavorerai e farai tutte le tue opere, ma nell’ultimo giorno, sabato del Signore Dio tuo, non farai alcun lavoro...» (Es. 20,8).
Dio Stesso ha stabilito quindi un giorno in cui vuol essere onorato, non solo con culto interno, ma anche esterno. E gli Ebrei furono fedeli a questa legge. Nel giorno di sabato non solo si astenevano dal lavoro, ma offrivano sacrifici a Dio, si radunavano nella sinagoga a pregare e a udire la parola di Dio.
Con la legge nuova furono abolite le cerimonie e le osservanze del sabato. Rimase però l’obbligo e la consuetudine di consacrare a Dio un giorno della settimana; che per l’autorità apostolica e la pratica della Chiesa venne stabilita la domenica, giorno del Signore.
Il miglior modo di santificare la domenica e le altre feste comandate oltre all’astensione dal lavoro è quello di assistere alla Santa Messa. Anzi è prescritto categoricamente dalla Chiesa: «Udir la Messa la domenica e le altre feste comandate».
Questa era anche al pratica dei primi cristiani, che, seguendo in parte gli usi della sinagoga si radunavano sul far della sera del sabato e continuando nella notte fino all’albeggiar della domenica terminavano con l’agape fraterna dando così origine alla Messa domenicale.
Ogni buon cristiano perciò ha il dovere di ascoltare la Santa Messa nei giorni stabiliti. È un dovere così grave che chi senza vero impedimento non ascolta la Messa nei giorni di precetto e chi non dà modo ai suoi dipendenti di ascoltarla, fa peccato grave.
A questo precetto sono tenuti tutti coloro che hanno compiuto i sette anni di età, a meno che intervengano cause che possano scusare, come sarebbe l’impossibilità assoluta, fisica o morale, o i doveri impellenti del proprio stato.
I giorni in cui ricorre l’obbligo della Santa Messa, sono tutte le domeniche e tutte le feste di precetto: Natale, Circoncisione, Epifania, Ascensione, Corpus Domini, Immacolata Concezione, Assunzione di Maria, San Giuseppe, Santi Pietro e Paolo, Ognissanti.
La Messa, di per se stessa, ha un carattere collettivo e sociale, perché è la rinnovazione del Sacrificio di Gesù Cristo, Capo di tutta quanta l’umanità rigenerata; perché a questo Sacrificio si uniscono tutte le membra del Corpo mistico di Gesù Cristo cioè la Santa Chiesa; perché viene detta per i vivi e per i defunti. Ma vi è una Messa che esprime in modo particolare il carattere sociale del Santo Sacrificio e questa è la Messa Parrocchiale, alla quale ogni buon cristiano, docile ai desideri della Chiesa, dovrebbe assistere. È perciò raccomandabile l’udir la Messa in una Parrocchia. E i motivi sono molti:
Per molte anime il precetto della Messa festiva non sarebbe affatto necessario perché s’impongono non solo di soddisfare all’obbligo, ma si danno una santa premura di assistere al maggior numero di Messe, anche quotidianamente. Per altre anime invece il precetto è occasione di peccato per il fatto che non se ne curano, e ciò naturalmente li rende responsabili di grave peccato.
Ascoltare però molte Sante Messe, è certo utilissimo, ma non obbligatorio. Tuttavia l’utilità la possiamo desumere in certo modo dalla condizione stessa del nostro organismo: come infatti ogni giorno abbiamo bisogno di pane per rinnovare le forze perse, così ogni giorno abbiamo bisogno di rinnovare le forze della nostra anima. In mezzo a tanti pericoli del mondo, delle passioni e della nostra natura stessa; nella lotta incessante che conduce contro di noi il demonio, nemico eterno e implacabile delle nostre anime, nell’incertezza in cui si trova a ogni passo la nostra mente, nell’indecisione della volontà, nella freddezza del nostro cuore non dimentichiamo mai d’innalzare il nostro sguardo a Gesù Che è con noi ogni giorno nella Santa Messa, Che c’invita alla Santa Comunione.
Quante volte Dio ci avrà liberato dalla morte o da altri pericoli anche gravissimi per la Santa Messa da noi udita!
Il modo più conveniente di assistere alla Santa Messa, dice il catechismo, è di offrirla a Dio in unione con il Sacerdote, ripensando al Sacrificio della Croce cioè alla Passione e Morte del Signore, e comunicandosi: la Comunione è unione reale con la Vittima immacolata, ed è perciò la maggior partecipazione al Santo Sacrificio.
E in particolare: per soddisfare al precetto domenicale si richiede:
Generalmente è bene avere un libretto di pietà e seguirlo, oppure la corona del Rosario, pregare e meditare con sentimenti pii. Si può offrire subito all’inizio la Messa secondo i quattro fini per cui viene celebrata, cioè: adorazione, ringraziamento, propiziazione, impetrazione: in tal modo è facile essere raccolti. Preferibile a tutto è l’uso del messalino: con esso si può seguire meglio il Sacerdote ricavando frutti assai copiosi.